Nuove tecniche che utilizzano i sovraccarichi per pazienti
con patologie a carico del ginocchio

Le tecniche di riabilitazione in uso oggi hanno come
principale scopo il recupero funzionale del paziente in tempi brevi, atte a
ridurre il più possibile sia le complicanze post-operatorie sia a permettere un
reinserimento celere in ambiente socio-lavorativo e/o sportivo.
Le metodologie usate si rifanno per la maggior parte a due
correnti:
1. riabilitazione con esercizi passivi ed attivi a catena
cinetica chiusa;
2. riabilitazione in acqua.

In questo articolo presentiamo una tecnica di riabilitazione
innovativa in acqua, con l’uso di sovraccarichi periferici. Tale tecnica
permette il recupero totale e in tempi più brevi rispetto alle tecniche
tradizionali, cosa di fondamentale importanza per un reinserimento
nell’attività senza complicanze muscolo-tendinee o recidive. Tale metodica può
essere somministrata sia a sedentari che hanno tutto l’interesse a riprendere
precocemente l’attività lavorativa, che ad atleti di qualsiasi livello.
Descrizione della tecnica
Fra i compiti che possono essere considerati “istituzionali”
nel lavoro del tecnico riabilitatore, spicca quello di dover continuamente
ricercare metodi terapeutici di facile attuazione, agenti nel rispetto di
precise regole di progressione del carico somministrato e, soprattutto, che non
danneggino ulteriormente una struttura che ha già subito insulti traumatici e/o
chirurgici.
A questo principio metodologico, negli ultimi anni, si è
aggiunto il concetto di riabilitazione/ricondizionamento, cioè la ricerca di
programmi riabilitativi che prevedano, oltre le manovre classiche di terapia
cinetica, anche l’introduzione, fin dalle prime fasi di lavoro, di particolari
movimenti consensuali alla biomeccanica del gesto che il paziente è uso fare.
Tuttavia, a volte, ciò può risultare di difficile
realizzazione, come quando ci si trova di fronte ad un paziente con una
patologia osteo-articolare complessa, dove il carico gravitario, specie nelle
prime fasi della riabilitazione, non è consentito. In questi casi, la moderna
cinesiologia consiglia di ricorrere a tecniche di terapia in acqua che
permettono di impostare un lavoro programmato che accompagna il paziente dalla
prima fase di riabilitazione fino alla fase finale di ricondizionamento, senza
sottoporre l’articolazione o l’arto leso ad un carico eccessivo, quale quello
gravitario, ma permettendogli nel contempo di riattivare uno schema
neuromotorio specifico.

Applicazioni pratiche
Veniamo adesso al caso pratico di nostro interesse, cioè
quello del computo della forza necessaria a muovere un arto (ad esempio la
rotazione di una gamba attorno al ginocchio) in acqua dopo che gli sia stata
applicata saldamente una lastra piana per aumentarne la resistenza
all’avanzamento. Le tavolette utilizzate in questa metodica riabilitativa sono
di materiale plastico, la cui forma, dimensione e collocamento, variano a
seconda del carico e dei distretti articolari che si vogliono impegnare.
È quindi possibile, conosciuta la superficie della tavoletta
e la velocità di esecuzione del movimento (cronometrabile con buona
approssimazione), definire il carico cui è sottoposta la catena cinetica
muscolare interessata, oppure viceversa, stabilito il carico, indicare a quale
velocità deve essere fatto il movimento. In questo modello sperimentale non è
stato considerato, per ovvi motivi esemplificativi, il coefficiente di
galleggiamento del corpo umano, dal momento che, nella fase riabilitatoria, si
può zavorrare il paziente, allo scopo di annullare questa forza tendente verso
l’alto o, come normalmente avviene, il paziente si sostiene ad apposite
maniglie.
Descrizione del metodo di lavoro in acqua
Nella pratica riabilitatoria si utilizza una tavoletta di materiale
plastico duro, di forma quadrangolare, con sottostante una centina anatomica
che la adatta alla forma del distretto muscolare su cui viene collocata,
assicurandola con una cinta di Velcro.
Il metodo di lavoro con tavolette in acqua dovrà prevedere
tale progressione metodologica:
1- Dinamometria isometrica (valutazione della forza
muscolare)
2- Scelta del carico da applicare (quantità, intensità) e
quindi delle caratteristiche su cui si baserà il movimento (larghezza della
tavoletta, numero e velocità delle ripetizioni)
3- Effettuazione del movimento (dopo aver posto il paziente
in vasca nelle condizioni ottimali).
È di fondamentale importanza che il paziente assuma durante
la riabilitazione in acqua una posizione verticale, facendo in modo che si
assicuri a delle maniglie poste ai lati della vasca: si è infatti in precedenza
descritto come sia variabile il carico con il variare della direzione del moto
imposto alla tavoletta. Per angoli diversi consigliamo di studiare la
resistenza in base alla formula descritta in precedenza.
Esercizi utili
Si descriveranno due soli esercizi, considerati, dal punto
di vista didattico, i più esplicativi.
1) Patologia dell’articolazione coxo femorale:
riabilitazione del movimento di flessione della coscia sul bacino.
La tavoletta va posizionata in senso parallelo alla coscia,
distalmente all’articolazione dell’anca, poi si procede all’esercizio. Sulla
base di quanto in precedenza detto, con una tavoletta di cm 20×20 sottoposta a
movimento di semirotazione su un asse fisso (in questo caso l’asse è quello
passante per l’articolazione coxo-femorale) a circa 2 m/s il paziente deve
vincere una resistenza di 3,32 Kg ogni rotazione, pertanto, dopo 10
ripetizioni, egli avrà spostato circa 33 Kg.
2) Patologia dell’articolazione femoro tibiale: “movimento
tipo catena cinetica” di flessione semi completa dell’anca e di estensione del
ginocchio. È possibile far compiere ad un muscolo un movimento complesso: il
quadricipite femorale è flessore della coscia sul bacino ed estensore della
gamba sulla coscia (estensore del ginocchio).
Le tavolette utilizzate possono essere di diverse
dimensioni, onde somministrare carichi differenziati. Quindi, in conclusione, le
due condizioni che possono far aumentare il carico di lavoro sono: l’aumento
della velocità del movimento in acqua e l’aumento delle dimensioni di
superficie esposta alla resistenza della tavoletta. Allo scopo, si possono
utilizzare delle appendici laterali da applicare alla tavoletta stessa
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