
L’obesità ha delle conseguenze
che possono amplificarsi nell’età adulta. Il rischio per un
bambino obeso di divenire un adulto obeso aumenta con l’età ed è
direttamente proporzionale alla gravità dell’eccesso ponderale. In
età prescolare il 26-41% resta obeso, in età scolare tale
percentuale sale al 69% toccando l’83% per gli adolescenti.Un
aspetto recentemente studiato è l’adiposity rebound (vedi
highlight 1) Gli elementi chiave per la prevenzione ed il trattamento
dell’obesità, secondo l’OMS sono identificati nell’alimentazione
corretta, nel ruolo delle famiglie e nell’attività fisica.
Tendenzialmente vengono individuate 2 forme di obesità, indipendenti
dai gradi di pericolosità:
- Obesità secondaria le cui cause
sono collegate a malattie endocrine ed a caratteri geneticamente
trasmessi.
- Obesità essenziale (più
diffusa), eterogenea dal punto di vista eziopatogenetico, metabolico
ed ambientaleI possibili meccanismi eziopatogenetici di obesità
essenziale sono:
1) Organici: La possibile ingerenza
di un difetto termogenico nell’eziologia dell’obesità è cosa
controversa. Studi condotti su bambini obesi, che hanno perso molto
peso, hanno evidenziato un MET simile a quello dei coetanei normopeso
con la stessa % di FM. Quindi la minor termogenesi indotta
dall’ingestione di cibo sembra conseguenza dell’eccessiva
adiposità più che di un fattore indipendente.
2) Psicologici: Nell’obesità
esogena vi sono fattori psicologici, tendenzialmente familiari. Molti
obesi hanno una situazione familiare alterata. In particolare la
madre gioca un ruolo dominante esercitando un innato controllo sul
figlio, spesso incitandolo a nutrirsi in modo abnorme (ipernutrizione
come parametro di misura affettivo). Ciò produrrà una resistenza
postuma ad una forma di controllo alimentare.
3) Socio-ambientali: se ne possono
evidenziare principalmente 3 : sedentarietà, difficoltà
socio-economiche ed errato comportamento alimentare.
Tra i 3/5 anni vi è una stretta
relazione tra introito calorico di madre e figlio. Le abitudini dei
genitori giocano un ruolo fondamentale sul modo di alimentarsi dei
figli. Studi americani mostrano una relazione significativa tra
quantità di tempo che un bambino passa davanti alla TV e l’eccesso
ponderale. Gli errori alimentari più comuni
1) prima colazione scarsa o assente
2) spuntini assenti o iponutritivi
3) consumo scarso o nullo di verdure
e frutta
4) eccessivo consumo di salumi,
dolci confezionati e bevande zuccherate
5) cibo da fast food, ad alto
contenuto calorico.
L’indice di massa corporea, BMI
(kg/h2) è proposto, anche per i bambini, come parametro di
riferimento, applicando correzioni inerenti sesso ed età. Pertanto
si calcola (vedi tabella 4) se un soggetto è in sovrappeso o obeso
in maniera piuttosto matematica. È possibile acquisire inoltre
pliche e circonferenze. Le pliche vengono repertate con il plicometro
di Holtain utilizzando, nei bambini, principalmente la formula di
Durnin-Womersley, indicata per l’adipe di tipo androide, nelle
seguenti sedi:
a. tricipitale: verticalmente tra
acromion e olecrano
b. bicipitale: verticalmente tra
acromion e piega antecubitale
c. sottoscapolare: in senso obliquo
caudalmente all’apice scapolare
d. sovrailiaca: in senso orizzontale
cranialmente alla spina iliaca antero-superiore.
- Le circonferenze sono:
a. braccio: nel punto medio tra
acromion ed olecrano
b. vita: triangolo della taglia
c. fianchi: massima circonferenza
- Possono essere inoltre valutati:
a. rapporto WHR: vita/fianchi (>1
nei maschi e > 0.8 nelle femmine) Il bambino deve poter scegliere
il cibo, nel rispetto di un’alimentazione bilanciata. È importante
che non giudichi la dieta ipocalorica come un’imposizione.
Rilevante è poi la partecipazione della famiglia nel limitare
l’introito calorico (max 30% in meno):
a. Fornendo pasti comunque sazianti
b. Limitando il consumo di grassi e
proteine di origine animale (1:1 animali/vegetali)
c. Aumentando l’apporto di
carboidrati ad alto assorbimento (60% di cui il 10% monosaccaridi)
d. Aumentando l’apporto di fibre.
e. Favorendo un’attività fisica
che sia accettata
b. rapporto braccio/coscia (circa
1.1 nei maschi e 0.8 nelle femmine).
La pratica sportiva deve essere
proposta in accordo con il bambino. Il trainer, oltre ad avere uno
specifico bagaglio tecnico, dovrebbe riuscire ad individuare il
giusto iter, e saper, quando necessario, proporlo sotto forma di
gioco. È consigliabile la presenza dei genitori almeno per le prime
sedute, in quanto risulta importante, per il bambino, avere il loro
supporto emotivo, nonché la loro approvazione per quanto egli stia
facendo. Il programma somministrato dovrebbe essere strutturato in
maniera bilanciata ed efficace. Ovviamente, è richiesta la
supervisione medica, coadiuvata da quella dietologica. Inizialmente è
consigliabile far partecipare il bambino ad attività di gruppo, onde
evitare un eccessivo carico psicologico e permettergli una libera
socializzazione. In una seconda fase, il programma dovrebbe essere
parzialmente individualizzato, formando dei gruppi aventi le medesime
necessità e condizioni, incitando il raggiungimento di determinati
obiettivi.

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