martedì 8 aprile 2014

KETTLEBELL TRAINING TEMPO DI INNOVAZIONE

Ormai quasi tutti gli appassionati di fitness e frequentatori di palestre conoscono l’attrezzo chiamato kettlebell. Per chi ancora non conoscesse il suo nome, stiamo parlando della sfera di ghisa di varie dimensioni provvista di un’apposita maniglia per sollevarla.
Sfogliando riviste di settore e siti, libri sul tema, partecipando a corsi e convegni, si può osservare come gli addetti ai lavori siano d’accordo nell’attribuire all’allenamento con i kettlebell svariate capacità come: l’aumento della forza, della potenza aerobica, dell’ipertrofia muscolare ecc. L’idea che mi ha spinto a scrivere questo articolo è stata quella di verificare se l’allenamento con l’utilizzo di uno degli attrezzi più in voga al momento, nel cosiddetto “allenamento funzionale”, sia realmente uno strumento che apporti stimolazioni sostanziali all’organismo, o se in realtà sia da considerare semplicemente un sovraccarico, con caratteristiche ergonomiche differenti dai normali manubri.
Essendo da sempre appassionato di numeri e convinto sostenitore del metodo di origine galileiana, non ho potuto trattenermi dal verificare la mia tesi tra gli articoli di ricerca pubblicati fino ad ora in letteratura.
La ricerca
La mia ricerca si è basata su un noto motore di ricerca in ambito biomedico, valutando principalmente articoli originali che dimostrassero la reale innovazione funzionale dei kettlebell.
Kettlebell vs allenamento con i pesi
Esiste una sostanziale differenza tra il classico allenamento con bilanciere e manubri e l’allenamento con i kettlebell? In uno studio condotto da Lake Jp et al., presso il dipartimento di sport e scienza dell’esercizio, nell’Università di Chichester (UK) vengono messe a confronto due metodologie di allenamento. Il gruppo che si allenava con i kettlebell doveva eseguire 12 round di swing divisi in 30” di esercizio e 30” di riposo, mentre il gruppo che si allenava con i pesi doveva eseguire 4 set di 3 ripetizioni con il 60% dell’1-RM (ripetizione massima) di jump squat. Dopo il periodo di allenamento, i risultati analizzati hanno mostrato, in entrambi i protocolli, un incremento del 9,8% nell’espressione di forza degli arti inferiori, e un incremento del 19,8% nell’altezza del salto verticale.
Un altro studio condotto da Otto WH et al., presso il laboratorio di fisiologia dell’esercizio, della California State University, sostiene invece che utilizzando un modello di periodizzazione lineare per 6 settimane, mettendo a confronto esercizi con normali sovraccarichi ed esercizi con i kettlebell, i risultati indichino un effettivo miglioramento nella forza e nella potenza per i soggetti allenati con i kettlebell, tuttavia i miglioramenti ottenuti con i sovraccarichi tradizionali sono stati maggiori. In aggiunta, nessuno di questi metodi aveva modificato la composizione corporea.
Kettlebell e allenamento cardiovascolare
Qual è il costo metabolico del kettlebell training? Possiamo utilizzare i kettlebell per migliorare la nostra performance cardiovascolare? Ferrar RE et al., presso la Truman State University, Missuri (USA), ha quantificato il costo metabolico del kettlebell swing con un test ad esaurimento in 12 minuti. Durante il test sono stati monitorati in continuazione il VO2 e la frequenza cardiaca. I risultati ottenuti hanno mostrato che la HR era sostanzialmente elevata (86% del HR max) rispetto al VO2 (65% del VO2 max). Lo stesso gruppo di ricerca, inoltre, ha effettuato un ulteriore studio comparando la domanda metabolica del kettlebell swing con la corsa sul treadmill. I soggetti in esame dovevano completare 10’ di kettlebel swing ad intervalli di 35” di lavoro e 25” di riposo. Dopo 48 ore gli stessi soggetti dovevano sostenere 10’ di corsa su treadmill allo stesso valore di RPE percepito durante il lavoro con i kettlebell. I risultati non hanno dimostrato differenze significative tra i valori di HR e RPE nei due esercizi, tuttavia, il consumo di ossigeno, i METS, la ventilazione polmonare, e la spesa energetica sono stati più elevati nella corsa sul treadmill rispetto al lavoro con i kettlebell.
Kettlebell e salute
L’ultima domanda che mi sono posto è: possiamo utilizzare il kettlebell in un protocollo di lavoro atto al mantenimento dello stato di buona salute in soggetti poco allenati?
In uno studio condotto dal National Research Centre for the Working Environment, Copenhagen (Danimarca), si è voluto investigare se un lavoro con i kettlebell potesse migliorare la “salute” muscolo-scheletrica e cardiovascolare. Soggetti che presentavano dolori cervicali e lombari, di intensità 3.5 e 2.8 su una scala da 1-10, sono stati sottoposti a 3 sedute di allenamento settimanali con i kettlebell per 8 settimane. I risultati hanno mostrato una riduzione del dolore rispetto al gruppo di controllo di 2.1 punti per chi soffriva di dolori cervicali, mentre per chi soffriva di dolori lombari la riduzione è stata di 1.4 punti.
Tuttavia il gruppo di ricerca degli Spine Biomechanics Laboratories, dell’ Università di Waterloo, Ontario (Canada), ha investigato il carico meccanico articolare che grava sulla colonna lombare durante un kettlebell swing. I risultati ottenuti hanno mostrato un carico meccanico di 3,200 N in compressione sulla colonna lombare. Inoltre sono risultate presenti, in alcune frazioni del movimento, delle forze di taglio posteriori a livello delle vertebre L4 e L5.
Conclusioni
Cosa possiamo ricavare dalle informazioni riscontrate in questi studi di ricerca? Sostanzialmente non possiamo dire che l’allenamento con i kettlebell non produca dei miglioramenti prestazionali. Tuttavia se confrontato con metodologie più “classiche” i risultati tendono a premiare queste rispetto all’utilizzo dei kettlebell. Per quanto riguarda lo studio condotto sui soggetti che soffrivano di dolori muscolo-scheletrici, i risultati sono confortanti, tuttavia bisognerebbe confrontarli con altri studi che riportino altre metodologie di allenamento. Inoltre lo studio degli Spine Biomechanics Laboratories è più recente e ci indica che un elevato carico meccanico sulla colonna con delle possibili forze di taglio all’altezza delle vertebre L4 e L5 potrebbe sovraccaricare e danneggiare la colonna vertebrale o i tessuti circostanti. Quindi andrei molto cauto nel proporre questi tipi di esercizi a chi soffre di low back pain.
Possiamo dire, infine, che il kettlebell può essere considerato un sostituto alle normali attrezzature da allenamento, principalmente per variare l’offerta proposta ai nostri clienti, in modo da rendere meno noiosi i lunghi periodi di allenamento. Ritengo che il risultato migliore derivi principalmente dalla metodologia di allenamento applica
ta e non dalla tipologia di esercizio o attrezzo utilizzato.

domenica 12 gennaio 2014

benefici della suana

CUORE E CIRCOLAZIONE SANGUIGNA


Con la sauna la circolazione del sangue viene migliorata e di conseguenza anche il cuore trae benefici e si rinforza. In certi casi la sauna viene prescritta anche agli infartuati come cura di riabilitazione. E’ sempre controindicata nei casi di insufficienze cardiache, di cardiopatie con angina pectoris, di cardiopatie di tipo infiammatorio in atto, per chi porta pace-maker.
PRESSIONE DEL SANGUE
L’ipotensione non è una malattia cardiaca, ma una debolezza del sistema vascolare: nel soggetto ipoteso i capillari si contraggono lentamente. La sauna è una cura efficace per la pressione bassa: i passaggi dal caldo della sauna al freddo della doccia, rinforzano il sistema circolatorio riportando in equilibrio la pressione sanguigna. Il caldo della sauna, allargando i vasi, causa un ulteriore abbassamento della pressione poi però meccanismi regolatori fanno aumentare il battito e la frequenza cardiaca. In poche sedute, arterie e capillari si rafforzeranno e con il loro adattamento, l’ipoteso avvertirà il miglioramento della condizione. Nel caso di ipertensione dovuta allo stress, la sauna serve sicuramente a riportare in equilibrio i meccanismi regolatori e di conseguenza la pressione, ma è sconsigliabile fare la sauna quando la pressione minima si avvicina a valori di 120.

RESISTENZA ALLE INFEZIONI


La sauna è un ottimo sistema di prevenzione alle infezioni, attiva il
sistema linfatico con aumento delle difese immunitarie, di conseguenza si
possono evitare fastidiose malattie quali: influenze, tonsilliti, raffreddori forti, allergie da polline, raffreddori da fieno; inoltre, l’aria calda sui
bronchi ha un effetto lenitivo ed emolliente, fa aumentare la circolazione sanguigna nelle vie respiratorie ed è per questo che si consiglia come terapia per le malattie delle vie respiratorie e delle bronchiti croniche.

DISTURBI DELLE VIE RESPIRATORIE

Il caldo della sauna favorisce la secrezione di muco nella e rafforza e rilassa i muscoli dei bronchi. La sauna è una formidabile terapia consigliata ai soggetti affetti da asma: con un uso regolare, gli attacchi tendono a ridursi.

martedì 7 gennaio 2014

il benessere dell'acqua

Viaggio all’interno delle nuove tendenze e delle pratiche antiche che consentono di trarre giovamento fisico e mentale, sfruttando le proprietà dell’acqua

Le terme, più di ogni altra struttura, risultano legate sin dall’antichità allo sviluppo delle tecniche e dei costumi, alle mode in materia di igiene o di impiego terapeutico delle acque e delle loro specifiche e diverse proprietà. I mutamenti della vita collettiva e dell’ambiente urbano si definiscono quindi contemporaneamente come cause ed effetto, determinando non solo gli esiti formali di queste tipologie strutturali: un impianto termale, anche nella sua forma più modesta, risulta sempre articolato in un insieme di ambienti ed installazioni diversi, in cui la dislocazione e l’organizzazione segue un determinato ordine, pur generando numerose varianti tipologiche dettate dalla struttura dei percorsi. Il termine “terme” si applica, di norma e sin dall’antichità, ad una struttura che comprende, oltre ai bagni propriamente detti, anche tutti gli annessi sportivi e culturali, secondo un modello tutt’oggi valido e attuale.
Accanto a strutture che si inseriscono sul territorio, in località favorite da sorgenti naturali e immerse nella natura, negli ultimi anni si sta verificando la nascita di spazi analoghi anche nel cuore delle nostre metropoli, sempre più frenetiche e attive. Sono luoghi in cui diviene possibile distaccarsi dalle tensioni quotidiane e ritrovare se stessi, in oasi di calma e benessere ritagliate nel cuore della città dove l’acqua svolge un ruolo determinante e protagonista. Per prendersi cura del proprio corpo, concedersi una pausa salutare oppure ricaricarsi dopo un’intensa giornata: il caos scompare e un unico suono accoglie il visitatore per accompagnarlo durante tutta la sua permanenza, quello dell’acqua che scorre. Queste strutture sono generalmente articolate in un susseguirsi di ambienti in cui ogni elemento superfluo è eliminato, per dar spazio alla centralità della persona: all’interno ogni cosa deve essere studiata con cura e realizzata con prodotti naturali e tecniche artigianali.
La caratteristica principale di queste strutture è il ricorso ad un sistema di riscaldamento, che può essere applicato tanto alle sale asciutte quanto a quelle con vasche, a seconda della tipologia a cui si possono ricondurre.
I requisiti di base 
Grazie ai preziosi dettami della cultura orientale, la concezione del benessere è ormai quella di uno stato integrato di forma fisica ed equilibrio interiore. Mentre gli aspetti positivi legati all’acqua sono da sempre noti, meno considerata è l’importanza che in tutto questo gioca la temperatura dell’acqua e i benefici che essa può determinare. Nei nuovi centri benessere tempo e spazio vengono sospesi tra vapori, profumi e acque rigeneranti e l’ospite può scegliere il “suo” percorso tra oltre trenta pratiche termali, fra cui massaggi, vasche idromassaggio, sauna, bagno turco aromatizzato e area fanghi.
Riflessi d’Oriente 
L’hammam è una pratica che arriva dai paesi mediorientali ma affonda le sue radici nell’antica cultura greco-romana sotto il nome di thermae e, come da antica tradizione, prevede il susseguirsi di diverse stanze, dalla più calda alla più fredda, dove il lento scorrere dell’acqua rievoca la quiete e invita all’ascolto di se stessi. Nella prima sala, l’apodyterium, ci si libera di ogni cosa che possa richiamare il mondo esterno e, coperti di un solo telo bianco, si entra nel tepidarium, dove l’acqua ha una temperatura di circa 36 gradi. Qui ci si immerge in un’atmosfera quasi surreale, dove le pareti che racchiudono l’ambiente si sciolgono tra vapori e giochi di luce, tra i suoni dell’acqua che scorre, e dove il tempo sembra sospeso. Si accede poi al calidarium, dove l’atmosfera ha temperatura stratificata: bassa e intorno ai 20-25 gradi a livello del pavimento, di 40 gradi intorno al metro e mezzo e, infine, di 50 gradi all’altezza della testa mentre l’umidità arriva a piena saturazione.
Questo è il luogo in cui avviene il vero e proprio “bagno di vapore”, dove il calore dilata i vasi sanguigni e la circolazione ottiene grandi benefici apportando effetti positivi anche sull’umore, allontanando stress e stanchezza. L’ultima fase del percorso prevede l’immersione nel frigidarium, una vasca di acqua fresca che aiuta a restringere i pori, tonificare la muscolatura e dare una sferzata di energia a tutto il corpo. Prima di tornare alla realtà non bisogna assolutamente tralasciare la sosta nella sala relax, una sorta di “camera di decompressione” che aiuterà a ritornare lentamente, tra un tè ed una lettura, ai ritmi e ai suoni del mondo esterno.
La tecnica della sauna finlandese 
La sauna è nata nei paesi nordici e prevede il soggiorno in una cabina dotata di panchine in legno, in un ambiente dove la temperatura viene portata a circa 80-100 gradi e l’umidità al 10-30%. A questo primo bagno di aria secca segue un bagno di vapore surriscaldato, ottenuto gettando acqua su pietre roventi.
All’interno della sauna si trovano un piccolo braciere con alcune pietre, un secchiello pieno d’acqua ed un mestolino: gettando acqua sulle pietre si satura l’ambiente di umidità e, come conseguenza, si suda abbondantemente. Nei paesi nordici a questa pratica segue un bagno in acqua gelata, ma è possibile abbinare il trattamento ad una doccia fredda. L’effetto più evidente delle elevate temperature della sauna è quello diaforetico: il caldo favorisce il rilassamento muscolare, la sudorazione e l’eliminazione delle tossine. La disintossicazione riguarda però anche la mente poiché nel rilassamento generale, l’ospite può staccare la spina e dimenticare tutte le preoccupazioni!
I percorsi del benessere 
Le strutture termali che sfruttano anche gli spazi immersi nel verde offrono spesso i percorsi che prevedono l’alternanza di acqua calda e fredda, adatta per riattivare la circolazione e riequilibrare il tono muscolare. A seconda delle caratteristiche chimiche delle acque impiegate si possono anche effettuare percorsi, a livello e temperatura costante, capaci di amplificare i benefici effetti del linfodrenaggio e aiutando a liberare i tessuti dagli scarti metabolici.
Un effetto particolare viene poi regalato da quei percorsi che si snodano sui ciottoli levigati di torrente: il massaggio plantare contribuisce a riportare equilibrio in tutto il corpo, facendo tesoro delle teorie della medicina orientale secondo le quali sui piedi esistono delle aree precise, dette “punti riflessogeni”, che corrispondono a determinate zone del corpo umano che, massaggiate, riescono a suscitare effetti positivi nelle zone corrispondenti dell’organismo.
I centri benessere come spazi accessori indispensabili 
I centri benessere che si affiancano alle strutture termali vengono generalmente studiati per coniugare le moderne tecnologie per il rilassamento psico-fisico con l’estetica classica e le tecniche attinte dalla saggezza orientale.
Vengono offerte agli ospiti numerose proposte relative ai trattamenti termali e di medicina estetica, tanto per il viso quanto per il corpo: all’attività terapeutica delle acque si aggiungono le pratiche bioenergetiche per il benessere, l’estetica e il rilassamento, seguendo filosofie sia orientali che occidentali. In eleganti ambienti ravvivati da luci cangianti che sfruttano i principi della cromoterapia è possibile ricevere trattamenti a base di fanghi, per intervenire su imperfezioni fisiche, oppure massaggi per recuperare uno stato di calma e di equilibrio generale.
Alcuni ambienti possono essere dotati di vasche relax con idromassaggio, strutturate come delle grandi piscine in cui l’ospite può lasciarsi cullare dai potenti getti d’acqua che sgorgano da fonti di design lineare ed elegante e che movimentano, in sequenza, le varie zone della vasca, concedendo così la possibilità di scegliere l’idromassaggio dorsale, total body o cervicale.


mercoledì 18 dicembre 2013

L’ALLENAMENTO COL “CICLO”

Il ciclo mestruale femminile è diviso in 3 fasi: fase follicolare, ovulazione, fase luteinica. Fase follicolare: inizia con il primo giorno della mestruazione e dura in media 14 gg. A livello ipotalamico ipofisario si ha nella prima parte: aumento di GNRH e FSH. A livello ovarico si assiste al reclutamento degli ovociti che cominciano ad accrescersi. Si assiste ad un graduale e progressivo aumento di estrogeni fino al picco che precede l’ovulazione.Ovulazione: avviene verso il 14°-16° giorno; appena prima si assiste ad un picco di produzione di estrogeni, che permette la maturazione finale del follicolo. Si ha inoltre un picco di LH.Fase luteinica: circa dal 16° al 28° giorno. A livello ipotalamico ipofisario si assiste alla diminuzione di GNRH, di FSH e LH. A livello ovarico si assiste a formazione e persistenza del corpo luteo (che produce PG). La sua vita media è di 14 gg se non si instaura una gravidanza. Si assiste ad un progressivo aumento di PG.
In relazione a quanto avviene al corpo femminile, Marco Venturi ha ipotizzato per comodità 3 fasi di allenamento:
1) La prima è una fase post mestruale: inizia il giorno seguente all’ultimo giorno di mestruo, la durata è di circa 9 giorni ed è denominata di capillarizzazione, svolta con pesi leggerissimi ed alte ripetizioni.
2) La seconda fase ha una durata di circa 9 giorni ed è rappresentata da un orientamento di forza, con basse ripetizioni e lavoro esplosivo.
3) L’ultima fase si potrebbe definire pre-mestruale e mestruale. Dura ancora 9 giorni, con allenamenti cardio aerobici o cardio localizzati, in funzione dell’esigenza del caso specifico.
La prima fase deve cominciare il primo giorno dopo l’ultimo giorno di mestruazioni. Come all’inizio di una fase di preparazione generale, si crea una fase di capillarizzazione, o di adattamento ad un nuovo ciclo (mestruale) che sta per iniziare. Questa fase, come detto, ha la durata di 9 giorni. La frequenza in questi nove giorni potrebbe essere la seguente:


A questo punto inizia la seconda fase che prevede anch’essa 9 giorni di programmazione. La frequenza in questi nove giorni potrebbe essere la seguente:



Segue poi la terza fase, quella detta premestruale o mestruale, sempre della durata dei canonici 9 gg. Questa fase può avere anche un’impostazione di lavoro specializzato su zone specifiche (negli esempi si è analizzata l’applicazione su un soggetto ginoide). Comunque secondo le caratteristiche e l’indole della persona questa fase può anche avere una connotazione da classica attività aerobica da svolgere sulle macchine cardio.

Da ribadire come questa terza fase possa anche avere una connotazione completamente aerobica con l’uso di sole macchine cardiofitness, infatti alcune donne hanno segnalato come “sgradita” l’attività con i pesi durante la fase mestruale. Volendo riassumere le fasi proposte e che fanno parte del metodo potrebbero essere:

Un’ipotetica (ma ideale) scomposizione per chi non ha problemi di frequenza allenante settimanale potrebbe essere:

Oppure, se ci troviamo di fronte a soggetti allenati ed abituati a ottime frequenze di allenamento, la scelta di programmazione potrebbe essere:



lunedì 16 dicembre 2013

BEVANDE LINGHT

NON PRENDIAMOLE ALLA “LEGGERA”


Le bevande light registrano alti dati di vendita: ma quali sono le loro specifiche? Perché vengono definite “leggere”? E possono essere nocive per la salute?
Da diversi anni la parola “light” è entrata nel lessico comune, collegando ad essa un concetto di alimentazione “sana”, ipocalorica, sinonimo di un regime di vita molto “trendy”. La denominazione è diventata così diffusa che anche il marketing spesso se ne appropria, facendo leva su tutte le motivazioni positive che nell’immaginario vengono collegate al termine light.
Quando un prodotto è veramente LIGHT
Secondo la legge 90/496/CE e 1924/2006 un cibo può denominarsi a ridotto contenuto calorico (o light o leggero) solo se il prodotto ha un contenuto calorico inferiore del 30% rispetto ad un prodotto similare ed occorre che vengano specificate le caratteristiche che provocano la riduzione del valore energetico o light dell’alimento. Per le bevande può essere usata la dicitura “SENZA CALORIE” solo se il prodotto non contiene più di 4 Kcal per 100 ml. È quindi logico che le bevande, non avendo normalmente un contenuto di grassi, ricerchino la dicitura LIGHT, concentrandosi sul contenuto di zuccheri e quindi sul contenuto calorico totale. Ciò si ottiene lavorando con i cosiddetti polialcoli (o Polioli) o con gli edulcoranti artificiali. I polialcoli hanno calorie ma sono assimilati solo in parte, quindi in realtà apportano un numero ridotto di calorie (mediamente 2,4 Kcal/g). Si tratta di prodotti come il Sorbitolo, Maltitolo, Xilitolo, ma purtroppo queste molecole hanno un basso potere dolcificante, mediamente inferiore al normale saccarosio. Discorso diverso per i dolcificanti di sintesi (Aspartame, Ciclamati, Saccarina, Acesulfame K ecc.) dove il potere dolcificante è di 100/40Cosa bere a Dieta0 volte.

Cos’è la DGA?
Come molti additivi, l’uso di questi edulcoranti è strettamente normato e quindi il loro consumo non deve mai superare la Dose Massima Giornaliera Ammissibile (DGA).
La DGA dei principali edulcoranti è:
DGA (mg/kg peso corporeo)
Saccarina                 5
Aspartame              40
Acesulfame K         9
Ciclammato            11
Logicamente, visto il loro peso contenuto, sono i bambini a correre maggiormente il rischio di andare oltre la DGA massimale. Rimane un dubbio relativo al fatto di consumare giornalmente alimenti diversi, ciascuno dei quali contiene un edulcorante sintetico diverso; il rischio di andare oltre alla DGA con ciascuna delle molecole è molto bassa ma certamente non è salutare usare grandi quantitativi, anche se di molecole diverse, di dolcificanti artificiali.
Secondo i dati di mercato, le bevande light manifestano un’impennata di vendita, nonostante il loro costo sia in media più alto rispetto alle bibite “tradizionali”; analogamente anche nel mondo del fitness la diffusione è verticale, al punto che alcune bevande di reintegro salino, dove in molti casi una piccola quota di zuccheri sarebbe potuta essere logica e ammissibile, hanno preferito seguire il marketing e proporre la formula “light”.
Le bevande light fanno male?
Confesso che anche io sono disorientato quando mi viene chiesto: “ma fanno male”? Il dato di fatto è che dolcificanti come l’aspartame sono stati più volte messi sul banco degli imputati e poi sistematicamente assolti. La preoccupazione è solitamente legata al potenziale rischio cancerogeno, ma la cosa che ha lasciato molti di stucco è che i ricercatori francesi dell’INSERM – Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale - abbiano affermato che il bere bevande light faccia aumentare di molto il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Lo studio riporta i risultati condotti su 66mila donne francesi ed è pubblicato sul Journal of Clinical Nutrition. Lo studio è durato 14 anni durante i quali è stato monitorato lo stato di salute.
Nello studio si analizzava la prevalenza del diabete tra le donne che avevano bevuto entrambi i tipi di bevanda (zuccherata e dolcificata artificialmente) e coloro che avevano bevuto solo succo di frutta non zuccherato. L’aumento del rischio in generale, per entrambi i tipi di bevande dolci, era di circa un terzo per coloro avevano bevuto fino a 359 ml a settimana, e più del doppio tra coloro che ne bevevano fino a 603 ml a settimana. Le cose tuttavia cambiavano quando si analizzavano le differenze d’incidenza del diabete tra chi beveva le bibite zuccherate e quelle light. Tra chi beveva “light”, il rischio aumentava del 15%, a seguito di un consumo di 500 ml a settimana. Rischio che aumentava addirittura del 59% se si bevevano fino a 1,5 litri di bevanda light a settimana. Come ci si aspettava, tra le donne che bevevano solo il succo di frutta al 100%, non vi è stato un aumento del diabete.
Nonostante il clamore suscitato, lo studio è stato contestato nei modi di osservazione, ad esempio le abitudini alimentari dei soggetti non sono state adeguatamente considerate e aggiornate, così come non è stata valutata la famigliarità o la presenza di attività fisica. Altro grosso allarme ha suscitato uno studio condotto dalla Harvard School of Publich Health di Boston e presentato all’associazione American Heart Epidemiology and Prevention/Nutrition, Physical Activity and Metabolism. La ricerca ha dimostrato che bere 3 o 4 bibite light al giorno espone in misura maggiore al rischio di sviluppare cellule tumorali rispetto a chi fuma un pacchetto di sigarette al giorno. Responsabili di ciò sono i dolcificanti artificiali che inquinerebbero i nostri organi, senza che il corpo riesca ad espellerli del tutto.
Esistono viceversa molti studi che “tranquillizzano” sull’assunzione dei dolcificanti, come quello pubblicato su Food and Chemical Toxicology, dove si è dimostrato che non c’è alcun collegamento fra aspartame e moltissime forme di cancro e malattie cardiache.
Come spesso capita, ci troviamo in bilico fra notizie preoccupanti e rassicuranti, ma ancora una volta ritengo che occorra raziocinio nell’affrontare l’argomento. Credo che nel mondo globale in cui viviamo le potenziali fonti di “inquinamento” siano tantissime, spesso ignorate (tipo le radiazioni). Occorre essere pragmatici e riconoscere che la differenza la fa il quantitativo assunto e la frequenza con cui viene fatta. Personalmente non sono un grande fautore delle bibite e non sono assolutamente convinto che bevande e cibi light siano la migliore risposta per il sovrappeso. Ma certamente non le demonizzo. Se invece parliamo di bambini o adolescenti, non ho dubbi: occorre usare bevande naturali e l’ideale sono i succhi di frutta senza zuccheri aggiunti o, grande potenzialità da riscoprire, i centrifugati di frutta e verdura. Tali bevande non sono a zuccheri zero, ma ritengo che il controllo glicemico insulinico (ancora più che quello calorico) sia possibile farlo con altre accortezze.
L’importanza dell’etichetta
Con la legge D.lgs 27/01/92 n. 109 vengono riportate le specifiche che devono essere obbligatoriamente riportate sull’etichetta:
- Nome del prodotto
- Elenco degli ingredienti
- Quantitativo (peso netto/peso sgocciolato)
- Termini di scadenza
- Azienda produttrice
- Lotto di appartenenza.
Modalità di conservazione (sia prima che dopo l’apertura) ed eventuale utilizzo. Secondo l’attuale legislazione, è obbligatorio elencare tutti gli ingredienti contenuti in un prodotto alimentare, compresi acqua e additivi, facendoli apparire in ordine decrescente in base al peso.
Anche se non è un obbligo di legge per i prodotti rientranti negli alimentari (ma lo è per i dietetici) è ormai consuetudine che ci sia la tabella nutrizionale. Sarebbe importante avere sia il contenuto per dose di prodotto (esempio una lattina) che per 100 g. La tabella dovrebbe riportare chiaramente anche la divisione fra grassi saturi e insaturi così come fra carboidrati semplici e complessi, sottolineando la presenza di fibre e polialcoli. Altro particolare: per dose di assunzione va riportata la % della RDA giornaliera.


martedì 3 dicembre 2013

fitness










Questa sezione ha l'obiettivo di spiegare cos’è un programma di fitness e come se ne possono trarre vantaggi. Una volta compresi i vantaggi potenziali e visto quanto può essere semplice un programma base di fitness, la prospettiva incuterà meno timore in coloro i quali sono decisamente fuori forma, o scatenerà addirittura gli entusiasmi in quanti sono già in discreta forma fisica.

UN PROGRAMMA Dl FITNESS?


Da tempo si è scoperto che l’attività fisica giova alla salute generale della persona, coniando un nuovo concetto di salute: quello di "salute potenziata".
Questo concetto, per ragioni di tipo culturale, nel nostro paese stenta a prendere piede.
Per perseguire l’obiettivo delle salute potenziata è necessario però che l’attività sia sapientemente personalizzata e giustamente calibrata in base alle caratteristiche dell’individuo "atleta" e superare quindi l'idea che a più lavoro corrisponda un maggiore beneficio. Quando ci alleniamo sottoponiamo il nostro organismo ad uno stress e affinché questo sia positivo bisogna che sia equilibrato rispetto al riposo e quindi stare attenti sia a non fare poco ma anche a non fare troppo.
Il concetto di fitness rappresenta cose diverse per persone diverse. Il dizionario definisce il "fitness" come benessere fisico e mentale. Noi possiamo definirlo come il mantenimento e il miglioramento delle condizioni fisiche e mentali. Uno dei modi per migliorare il proprio stato di salute è intraprendere un programma di fitness.
Un programma ben fatto comprende l'allenamento con i pesi, esercizi cardiovascolari, stretching e una dieta appropriata. Il programma articolato su queste quattro componenti è in grado di migliore potenza e resistenza muscolare, elasticità e capacità cardiovascolare.
Portare avanti con regolarità questi esercizi è il modo più efficiente per mantenere e migliorare la propria forma fisica.
Non va poi dimenticato che contrariamente ad ogni altra forma di sport, il Fitness non può e non deve nuocere alla salute. Infatti spesso l'esasperazione dell'agonismo può essere più nocivo che benefico.
QUALITA’ DI VITA
Migliorare la propria forma fisica vuol dire migliorare la qualità della propria vita. Intraprendere un programma di fitness può voler dire mutare stile di vita.
Pur non trasformando il fitness in una ossessione, gli esercizi vanno inseriti nelle attività della giornata almeno due o tre volte la settimana, dedicando dai 20 ai 60 minuti ad ogni sessione. Una tale quantità di attività fisica può sembrare davvero eccessiva per i sedentari incalliti. Chi ricade in questa categoria può aiutarsi, all’inizio, pensando in piccolo. La propria salute può migliorare di molto già con pochissimo esercizio, purché fatto regolarmente. È molto meglio fare poca attività ma con costanza che sottoporsi a sessioni lunghe ma incostanti. Per fare un esempio pratico, è meglio recarsi in palestra per 15 o 20 minuti ogni due o tre giorni per un periodo di cinque o sei mesi piuttosto che fare 5 o 6 giorni alla settimana per un mese.
Abbiamo detto che l’esercizio fisico può migliorare la qualità della vita. Il concetto di qualità della vita, naturalmente, può avere significati diversi per persone diverse. Fra le altre cose, può voler dire:
Avere più energia Un programma di fitness aumenta il livello di energia poiché innalza il metabolismo basale. Il metabolismo basale è la quantità di calorie consumate a riposo durante la giornata. Migliorando la propria forma fisica il proprio corpo diventa più efficiente e aumenta l’energia disponibile. Anche se può sembrare paradossale, sul lungo periodo l’esercizio fisico, invece di affaticare, fornisce maggiore energia.
Diventare più forti Un programma di fitness aumenta la potenza muscolare e la resistenza, poiché aumenta la massa muscolare e la densità scheletrica (prevenzione dell’osteoporosi). Il corpo diviene più forte, con benefici che si protraggono per il resto della propria vita. L’aumento della massa muscolare e della densità scheletrica non solo facilitano molte attività quotidiane, come trasportare i sacchetti della spesa o una valigia, ma possono prevenire danni fisici e incidenti.
Perdere grasso corporeo Un programma di fitness migliora la capacità del corpo di bruciare grasso e calorie. Anche l’esercizio cardiovascolare aumenta il dispendio di calorie. Consumare calorie mentre si fa esercizio aiuta ad eliminare i centimetri superflui e i chili di grasso in più.
Respirare più facilmente Un programma di fitness aiuta a respirare con maggior facilità. L’esercizio cardiovascolare aumenta la capacità polmonare, migliorando l’efficienza di tutto il sistema respiratorio.
Migliorare le capacità motorie Un programma di fitness aumenta la potenza muscolare, la resistenza cardiovascolare e l’elasticità. Queste qualità aiutano a raggiungere le capacità motorie necessarie per eccellere nelle attività fisiche e nello sport.
Contenere il rischio di malattie e infezioni Un programma di fitness eleva la capacità corporea di combattere malattie e infezioni. L’esercizio cardiovascolare, ad esempio, aiuta a diminuire la pressione sanguigna a riposo, che a sua volta riduce il rischio di attacchi cardiaci. E' ovvio che per raggiungere questi obiettivi il programma deve essere ben organizzato su basi scientifiche.
Diminuire il rischio di incidenti Un programma di fitness aumenta la potenza muscolare, la resistenza cardiovascolare, l’elasticità. Queste caratteristiche, a loro volta, rendono meno probabili incidenti durante la pratica di sport, l’esecuzione di esercizi fisici e anche nel corso di attività quotidiane come sollevare oggetti, camminare, correre per prendere l’autobus

lunedì 2 dicembre 2013

fit burlesque

FIT BURLESQUE: l'attività cardio dance al femminile!


Quando Ilona Restauri presentò, per la prima volta, i nuovi format del FitBurlesque sul palco di RiminiWellness l'entusiasmo che esplose tra il pubblico, nel cimentarsi con le divertenti sequenze coreografiche proposte, fu tale da confermare il valore di un'attività concepita per l'allenamento fisico ma che permette di ottenere qualcosa di più in termini di coinvolgimento emotivo.



I centri fitness che propongono il FitBurlesque tra i propri corsi cominciano ad essere in numero interessante,grazie alla formazione erogata a Milano e, su richiesta, presso i centri che desiderano certificare le proprie istruttrici.

 Nato dalla fusione del Burlesque con le tecniche derivanti della danza jazz e fitness musicale, il Fit Burlesque è frutto di un'esperienza professionale e fonde stili apparentemente diversi in un'attività coreografata che rappresenta la massima espressione della femminilità.
 Definirlo quindi la novità dell'anno è certamente riduttivo se con questo si pensa alla solita moda effimera che svanisce nel tempo di una stagione. Infatti basta dare un'occhiata su you tube per rendersi conto che il movimento delle appassionate a questa nuova disciplina stanno aumentando sempre più, grazie alla nostra formula vincente.
 Una disciplina che entra nell'universo femminile con sensualità e raffinatezza ma senza tradire quello che è l'obbiettivo principale: allenarsi divertendosi.
Quella di Fit Burlesque è una lezione in cui ogni partecipante si sente per un
attimo "unica", la "più bella", "meravigliosa" e non per compiacere qualcun altro ma semplicemente per piacere a se stessa, dove non contano né l'età né l'aspetto fisico ma solo la voglia di divertirsi